domenica 4 settembre 2011

Ti dirò di quegli amici di Stefano Havana

Ti racconterò, un giorno, delle notti con gli amici, dei ritorni a casa sotto il limite di velocità, per non farci beccare, per non dover soffiare dentro un tubicino. Ti racconterò di quando urlavamo le canzoni in macchina per sopravvivere all’indecenza di un ricordo: ti prenderò da parte, con delicatezza, con un sottile virtuosismo da sala da ballo e ti racconterò dei gomiti che ci piantavamo nei fianchi quando passava una da otto e mezzo. Ti racconterò di quelle notti, ti racconterò del Filo Oscuro che ci teneva legati tutti quanti, ti dirò che quel certo mal di vivere era colpa tua e tu non capirai. Piegherai la testa da un lato in una maniera che so già mi piacerà e mi chiederai delucidazioni. Allora ti racconterò, quel giorno, delle notti con gli amici, le notti che s’allungavano insieme ai fari della macchina, ti farò entrare, per un momento solo, nei nostri abitacoli e tu ci sentirai parlare e scoprirai che tutto quel casino che stavamo facendo, lo stavamo facendo per te. Ti racconterò della nostra misoginia, delle nostre convinzioni antropologiche di superiorità, ti racconterò delle risate per la creatività delle bestemmie e tu mi darai un colpetto per dirmi: non si fa. Ti racconterò dei primi cassetti delle scrivanie, delle fotografie della Thailandia maledetta, ti racconterò della rabbia che ci siamo raccontati, tutti i giorni, prima di incontrarti, ti racconterò dei “perché” che ci siamo soffiati a vicenda, tra un commento calcistico e l’altro, perché gli amici questo fanno, passano di palo in frasca senza nemmeno rendersi conto del miracolo che stanno compiendo: gli amici si partoriscono a vicenda tutti i giorni. Si ridanno la vita a turno, ecco cosa fanno gli amici. Ti racconterò dei silenzi rotti da qualche stronzata puntuale e tu minimizzerai, dirai che anche tra voi donne è la stessa cosa e allora litigheremo, perché io sosterrò che l’amicizia è una cosa maschile, punto e basta, e tu replicherai che no, che le tue amiche, che le vostre cose, eccetera eccetera, e io proverò a chiuderti la bocca con un bacio, ma tu incrocerai le braccia e reciterai una parte, finché non accadrà qualcosa e finiremo con le lenzuola arrotolate nei pugni e i fiati corti. Ti racconterò, un giorno, di quelle notti lì, quando pensavamo che non ci sarebbe mai più stato un nuovo Amore. Ti racconterò, e tu riderai, dei significati che riuscivamo ad attribuire a un sondaggio di Facebook, dei segnali che leggevamo tutt’intorno; ti dirò di quando i bicchieri si svuotavano uno dopo l’altro e, sempre, puntualmente, il mondo diventava migliore, all’improvviso, come se sul vetro di quel fondo, ci fosse un varco segreto, un passaggio dimensionale, o che so io. Ti racconterò anche questo e tu storcerai le labbra, astemia del cazzo che non sarai altro, e rifiuterai per l’ennesima volta il mio tentativo di iniziazione. Un giorno te lo racconterò, tutto questo, magari seduti da una parte, o che ne so, vallo a dire dove il futuro ci vorrà piazzare; ti dirò i nomi dei miei amici, di quegli amici lì, che sanno stare zitti quando è il caso. Sarà come un appello senza assenti. Ti racconterò del Male che ci siamo fatti, del piacere del dolore, della consistenza di questa maledizione. Ti racconterò dei Montenegro con ghiaccio nei bar di quart’ordine, tra metronotte, cocainomani e rock star stonate; ti racconterò dell’eleganza con cui accettavamo la considerazione che tutti i nostri passati amori fossero andati a stare Meglio, senza noi. Ti racconterò delle occasioni andate perse per l’abitudine al dolore: proverò a spiegarti che un uomo, dopo un po’ che zoppica, va a finire che gli piace. Ti dirò di quegli amici e delle notti che ci capitava di passare insieme. Ti racconterò di noi e tu mi dirai basta, basta così, ci sono io qui adesso, e semmai ti crederò, finché non finirai, anche tu, dentro il primo cassetto della scrivania o nel fondo di un bicchiere. Ma andrà bene così, andrà bene così e saliremo in macchina e rallenteremo pensando che sia per sfuggire agli sbirri, mentre invece sarà l’ennesima scusa trovata per tardare il ritorno e l’impatto coi nostri pensieri e tutto quanto il resto

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