martedì 30 agosto 2011

Piove, governo ladro

Un hobby serve a passare il tempo, non a riempirlo.
( Cit. Psycho di Alfred Hitchcock )
Piove come al solito di Domenica e sono a casa, chiuso nella mia stanza, i confort ci sono tutti e la radio passa una bella canzone dei Rem, “Tongue” per la precisione. Tutto normale, ma fuori piove. La mia stanza è arredata con cura ed è attrezzata contro la noia. Possiedo un esercito potentissimo nella guerra alla noia, ho corazzate di videogiochi, aereonautiche di DvD, marine di cd e fumetti come truppe di terra.  Oggi però sembra vuota ed in penombra, non sembra viva come sempre, ho tutta l'impressione di una prigione arredata a festa. Una prigione è una prigione, anche se fosse poltronatissima con lucine psichedeliche ed un immenso mobile bar, un carcere non sarà mai un posto dove poter fare meravigliosi cocktail con l'ombrellino mentre ci si dondola su  un’amaca. Come al solito sono percorso da una sensazione di déjà-vu che inevitabilmente mi fa pensare e credere che tutto quello che dico o scrivo sia robaccia. “Divaghevole scioglievolezza”, perdersi in trame e sottorame è uno sport che adoro, arzigogolare e filosofeggiare anche sugli argomenti più futili è un piacere per me, è un male per altri. Tornando alla sensazione che volevo descrivere è il senso di solitudine che mi assale nelle giornate di pioggia, ho provato a darmi delle spiegazioni e sono arrivato a convincermi sui motivi della mia metereopatia, che alla prova della coerenza, sembra reggere. Sono a casa e fuori piove, sono triste, perchè? La mancanza di poter far progetti a breve (non so quando finirà di piovere) mi porta inevitabilmente a pensare; mentre nelle giornate di sole, il mio cervello è concentrato sulle scelte (è bello ottimizzare una giornata di sole). L'essere soli in un giorno di pioggia, quindi, non porta la mente alla distrazione, secondo me indispensabile. Essere distratti dai possibili lieti eventi dell'immediato, non ci da la possibilità di pensare alle difficoltà, che affliggono anche l'uomo più fortunato della terra, come: Per quanto vivrò? Chi sono? Dove vado? Lei mi ama? I miei genitori vivranno per sempre? La pioggia scende giù e con lei scende giù anche il mio umore, è una faciloneria pensare questo, ma è così. Scrosta dalle facciate della mia realtà la patina dorata della distrazione e mette davanti ai miei occhi quella parte di essa che in molti chiamiamo: dubbi, preoccupazioni o “pippe”. La pioggia, quindi, scende a dare un parametro alla mia vita, perchè senza momenti di afflizione non riuscirei più ad avere una valutazione critica di quanto mi sono divertito o sono stato bene in un’occasione. Mi spiego meglio, se per assurdo non ricordo cosa si prova nell’essere tristi o preoccupati, non saprò distinguere neanche la gioia ed il divertimento, tutto sembrerà sempre uguale, apatico. La differenza nasce dal confronto, se non posso confrontare due sensazioni diverse come gioia e dolore, le catalogherò inevitabilmente come identiche. I giorni uggiosi sono buoni anche a questo, nessuno riuscirà a vedere una lacrima sotto la pioggia.

Paraculismo didattico

Essere l'ultimo uomo sano di mente sulla terra, significa essere pazzo?
( Cit. Io Robot di Alex Proyas )
Processi mentali miei, tutti miei. Capita di tanto in tanto di guardarsi indietro e pensare: cosa ho combinato di buono? Chi sono stato, per me e per gli altri? Non sempre l'idea che abbiamo di noi si accosta alla realtà, soprattutto la realtà altrui. Un gioco che ultimamente mi capita di fare spesso, quando sono in macchina nei tratti di strada che mi separano dal ritorno a casa, è quello di immaginare, come sarebbe stato il mio percorso di vita cambiando alcune decisioni o magari il riviverle con processi mentali che oggi mi appartengono. Poiché stiamo parlando di utopia, mi limito a raccogliere queste mie riflessioni per una possibile lettera da indirizzare ad uno dei miei nipotini, anche visto l’annuncio di mia sorella della scorsa sera. Il mondo dei giovani si regge su poche e semplici leggi: 1) Vivi bene se sei figo; 2) Sei figo se sei bravo in qualcosa al quale i giovani danno importanza; 3) Se corrispondi ai punti 1 e 2 hai valanghe di figa. Non è un mondo molto complicato e le scalate in popolarità sono velocissime, come i possibili crolli verticali nelle classifiche di gradimento. È un meccanismo semplice ripeto, ma non permette distrazione alcuna, oggi sei ok, domani sarai un deficiente. Gli adolescenti per istinto sono cattivi e menefreghisti stanno con il più forte e non si fanno troppi problemi a voltare le spalle per il proprio tornaconto, non è una critica, siamo stati tutti così, pensandoci bene. C’è un film bellissimo che ci mostra il reale istinto dei ragazzini, cioè l’indole umana senza il filtro della ragione e del buon senso, il titolo è “Il dio delle mosche” (consigliatissimo). In un ipotetico scritto al mio nipotino, quindi, sottolineerei dei punti cardine: “Il primo punto, lo start-up è imparare a giocare al calcio: cerca un ruolo in cui non c’è troppa concorrenza, ti permetterà di giocare sempre, anche se non sei un fenomeno. Dalle elementari alle medie sei un re, se giochi titolare in una squadra, conquisti il rispetto dei tuoi compagni e qualche sguardo languido da parte delle amiche di classe. Secondo punto: alle superiori abbraccia uno strumento, vale lo stesso discorso del calcio, scegline uno poco inflazionato e che ti dona un’aria più misteriosa, i chitarristi si buttano, scegli il basso. Terzo punto: sì cortese con tutti, ma mai troppo partecipe alle attività di classe, fai in modo che tu non abbia una chiara collocazione in un ambito di schieramenti. Infatti, alle superiori il discorso è contorto, l’equilibrio è più arduo ed instabile su una corda poco tesa, la parola d’ordine è misura. Misurare, ogni tuo intervento, è necessario per riuscire ad essere convincente con le diverse fazioni, le distinzioni di gruppo diventano più nette e spesso ti chiederanno: ”Da che parte stai?” Principalmente l’intenzione comune è la voglia di leggerti in viso, nei vestiti e lungo il tuo slang, chi sei; non dargli questo vantaggio. A 15/16 anni sei bianco o nero, non esistono sfumature. Io ti consiglio di essere gentile con tutti e di continuare a mantenere un’area distaccata ma allo stesso tempo credibile. Opta per un’efficacissima parvenza di stralunatezza, dopo un po’ troverai sostegno e crederanno in te, anche se non ti sentiranno mai parte integrante del gruppo, ma questo non è detto che sia un problema, anzi potrebbe essere un vantaggio. Se vuoi che ciò accada, devi riuscire a capire la loro lingua e i loro interessi, quindi leggi, leggi molto e senza distinzione. Evita come la peste, la vita politica pseudoscolastica, t’imprigionerebbe, frequenta gli sportivi, gli alternativi e anche i fighetti indistintamente, c’è del buono in ognuno di loro e ti spiegherò anche il perché: Gli sportivi t’insegneranno ad avere rispetto per il tuo corpo e ti aiuteranno a tenerti in forma. Non dimenticare che lo sport è un gioco e giocare fa bene a tutte le età, oltre al fatto che ti daranno un peso e una misura per non cadere in eccessi tipici degli adolescenti, come droga ed alcool. Gli alternativi forse sono la parte più divertente, ascoltano buona musica, si fanno delle gran suonate e cominciano a fare sesso prima di tutti, ma attenzione!! Hanno le peggiori ragazze di tutte le fazioni, nel senso che un maschio trascurato e misterioso può anche andar bene, senza esagerare, ma le ragazze incupite da trucchi nerissimi, mal vestite e con gli occhi rossi, sono un’offesa alla gioia di vivere e alla bellezza che accompagna l’essere donna, di tanto in tanto c’è qualche lieta sorpresa. La terza categoria è una categoria con cui bisogna agire con le pinze, i fighetti: esseri intransigenti! Sono quelli che spesso ti rimprovereranno di interagire con le altre fazioni, però le loro uscite sono le più patinate ma allo stesso tempo quelle dai contenuti più deboli. Vuoi mettere una birrozza e una chiacchiera sul calcio con gli sportivi o una birrozza e una discussione sui Rolling Stones con gli alternativi, rispetto a una biretta e una discussione su telefonini e scarpe con i terzi? Anche questo gruppo, però, ha i suoi pregi; hanno le ragazze migliori, conoscono ed entrano nei locali più belli e con loro muoverai prima il culo dalla tua città, sono molto attivi per vacanze e gite fuori porto! Ribadisco, non schierarti e quindi cerca di prendere il meglio da ogni gruppo, cercando di dare il giusto rispetto ad ognuno, che come vedi meritano per un motivo o per l’altro. Se riuscirai a fare questo all’università, sarai un semidio in terra, perché non si sa per quale groviglio psicologico, in quest’ambito le diverse fazioni si amalgamano in gruppi misti. L’interesse e le competenze sviluppate nel corso degli anni da ognuno, fanno comodo alla vita comune universitaria, quindi qui potrai dar sfogo a tutto quello che hai appreso, sarai il collante perché parlerai tutte le diverse lingue. Se riuscirai in questo, ricorderai quei 5/6 anni come un momento di splendore e di divertimento puro. Sarà la prima volta per un monte di cose e le prime volte sono le migliori!!”

Sciroppo maniac (Photoshop che passione vol.1)

La regola del sospetto

Mi diceva: "Ti porterò sempre nel mio cuore". Non sono diventata medico perché, durante l'esame di anatomia, sostenevo che il cuore umano è composto da cinque cavità: due ventricoli, due atri ed una prigione.
Alice guarda i gatti ed i gatti guardano le alici, cantava un comico in Tv. La mia fidanzata guarda me, studia i miei movimenti, cerca la prova schiacciante. La regola del sospetto è la sua autodifesa. Esempi esplicativi della regola: se squilla il vostro telefono, è un’amante, se siete in ritardo di quindici minuti, avete avuto un incidente mortale o siete scappati con una polacca, se una sera siete stanchi e non avete voglia di uscire, non l’amate più. La regola del sospetto è tanto semplice quanto efficace, fa cadere il proprio partner in uno stato ibrido, tra l’autistico ed il pupazzo del detersivo coccolino concentrato. L’uomo però si sa, è duro a morire. Impara a conoscere le traiettorie giuste, evita le zone d’ombra, comincia a parlare in maniera ovattata ed a camminare con fare felpato. L’uomo sviluppa poteri inimmaginabili, la strada tortuosa e lastricata di ostacoli forgia esseri capaci di sentire il pericolo a km di distanza e sempre pronti ad evitare le trappole anche nelle situazioni più ardite. La mia fragile ed amatissima Alice è una persona: gioiosa, solare, piacevole, disponibile con tutti. Con me no, io sono l’indiziato, nulla mi rende colpevole, nulla mi scagiona, in poche parole, un cane che si morde la coda. La cosa più amorevole che mi dice è: Quanto sarebbe bello non amarti, soffrirei meno. L’amore fa male? Io sono contento di amare Alice e la sopporto, lei è scontenta di amare e si diletta a fare processi alle mie intenzioni. Una donna ama troppo, forse è questo il punto. La grande confusione a mio dire non è da ricercare nella parola “amore”, ma nella confusione che genera il sentirsene vittima e non prescelta. Vivendo un sentimento grande ed incontenibile per un cuore di poco più di un kg di peso, si genera nella maggior parte dei casi una gran confusione. Parlo per intenderci del sentimento smodato inventato da poeti e registi ad uso e consumo di quello che fu il sesso debole. Il sentimento descritto in maniera impeccabile nelle melense favole di ieri e nelle stupide fiction di oggi, è artefice dell’ odierna infelicità femminile. La confusione a mio dire è generata dalla voglia di dare forma a qualcosa che per sua natura è intangibile, quindi a farne le spese è quello che nella testa delle donne è la rappresentazione, il contenitore di quel qualcosa: il loro fidanzato. Quindi, l’opera artistica avviene sul poco argilloso e modellabile corpo dell’amato, confondendo quello che è un proprio disagio con amore smodato. Dopo numerosi tentativi e dopo aver preso coscienza che l’argilla è facile da modellare solo per Dio e la protagonista del film “Ghost”, le donne passano alla seconda fase, che io chiamo “patrie galere”.  Anche nella seconda fase parliamo sempre di confusione, ma questa volta si confonde l’amore con il possesso. QQuello che lei definisce “voler stare sempre assieme” non è neanche in questo caso amore smodato, ma una fase di studio e controllo serrato. Presto anche lei sarà stanca della seconda fase, l’abbandonerà con fare molesto e scontroso. Questo non è altro che il preludio all’ultima e definitiva fase, come una crisalide che finalmente diventa farfalla si passa alla teoria di cui sopra: La regola del sospetto. Si entra nella terza fase e ci si resta a vita o fino a quando si riesce a resistere ad un processo lungo e pieno di test. Le nostre amatissime compagne a malincuore si renderanno lentamente conto di non poter dare forma al loro irreale progetto d’amore, sopratutto capiranno tra le urla che una persona può essere amata ma non posseduta. Il resto della nostra amabile vita, con la nostra amabile compagna, sarà un continuo difendersi da lei che cercherà un modo per giustificare i suoi precedenti tentativi falliti, ovviamente cercando in voi le cause. Il suo strumento di supplizio mentale sarà la “regola del sospetto”.

Sulle donne

Tu sei inerme, ti trastulli con i sogni, ti lasci cullare dolcemente da quelli che sono i tuoi più nascosti desideri. Lasci che i cancelli della tua mente si aprano e facciano passare tutto ciò che, ad occhi aperti, non hai il coraggio di vedere, le tue fantasie, ciò che ti fa sentire bene. Ora dormi, rivolta verso di me. A intervalli irregolari ti muovi nel sonno, riesco a percepirlo, ormai sono diverse ore che ti guardo. Osservo i movimenti del tuo corpo, li interpreto, cercando di capire ciò che stai sognando. Ad esempio: mi piacerebbe sapere come mai, alle volte, dischiudi lentamente le tue labbra e tenti di pronunciare una parola. Ma talmente debole è il tentativo, che questa sembra venire inesorabilmente inghiottita dalle profondità del sonno. Sembra quasi che Morfeo in persona ti stia accarezzando, ti stia plagiando, che il suo tocco gentile stia manipolando la dura argilla di cui  sei composta. Che abbia quindi il potere di trasformare il vile metallo in oro?

Con Alice

Penso che la vita a due non sia un “qualcosa" che vada bene solo perché due persone si amano, è un processo molto più complesso, un continuo impiego di energie che in più occasioni mi sono chiesto se sia lecito investire. Tutto va bene finché è tutto tranquillo, il primo sbaglio da parte di uno dei due e comincia la salita su di una pista oliata. Gli errori innescano meccanismi di compensazione che portano ad inevitabili ed impettiti permessi e licenze d’uccidere (l’amore). La rabbia porta nebbia. Quando passata la prima fase d’innamoramento e di grande coinvolgimento, subentra la routine e le energie vengono più spesso indirizzate al di fuori del rapporto. Permettere alla rabbia di offuscare i ricordi e il cominciare a vedere il proprio amato/a come un ostacolo al proprio essere, è l’inizio della fine. Su come far andare bene le cose, sui problemi che le persone possono avere insieme e sui dubbi che ciascuno si porta dentro, non c'è giorno che non sia pubblicato un articolo, non se ne parli in tv o alla radio. Troppa sicurezza, poca voglia di far fatica. La presunzione di farcela da soli è solo uno degli errori in cui più facilmente si cade. Si potrebbe analizzare con attenzione, ripercorrendo la storia e poi ripartendo dai momenti belli, ma, ovviamente credo che sia un lavoro inutile; meglio guardare “Operazione paura” di Mario Bava. Io come tutti ho problemi con la mia donna, quindi quello scritto sopra è un modo come un altro per esorcizzare le mie perplessità. Lei mi chiede sempre: “Come va?” Io rispondo secco e garbato: “Liscio come l'olio”. Spesso ci chiediamo troppe cose che entrambi sappiamo. Quello che ai più può sembrare una domanda, spesso alle nostre orecchie suona come una sentenza o una dichiarazione di guerra. Ponderare le risposte è prendere tempo sono le regole del gioco, di solito, ci guardiamo e pensiamo di studiarci a vicenda. Liscio come l'olio: che cavolo significa? Lo dico spesso, ma ignoro cosa io voglia dire.”Come va?” Mi ripeti. Le tue domande spesso sono una semplice informativa sul tuo sapere, la risposta che ti aspetti non è altro che un avallo alle tue tesi. Mi ostino a ripetere la stessa frase, è il mio timeout nell'ultimo 4°. Metto in pausa le mie paure, le nostre incertezze, i mille dubbi. Sono le sei circa di una tranquilla domenica pomeriggio abbastanza soleggiata con un lieve e dolce vento caldo, poche ore sono intervallate dal nostro ultimo litigio, il naturale seguito, probabilmente, avverrà poco prima di cena. Sono solo a casa e nonostante il bel tempo mi sento un po’ stanco, forse a causa delle poche ore di sonno della notte precedente. Mi metto comodo, bevo un caffè, fumo una sigaretta, leggo un po’. Mi sento strano non riesco a concentrarmi, socchiudo gli occhi voltandomi e rivoltandomi. Il sole sta per calare e l’aria si fa ancora più limpida mentre il cielo assume quelle sfumature tipiche del tramonto. Ed io intanto, pur essendo circondato da tutti i comfort domestici, non riesco a trovare nulla che mi distragga o almeno che lo faccia per più di qualche secondo. Continuo ad agitarmi. Riempio la vasca da bagno con acqua non troppo calda, quasi fredda come cercassi uno shock per calmare questo mio stato, qualcosa che generi una reazione e mandi via dalla mia mente e soprattutto dal mio corpo l’assurda voglia di una presenza inquieta che detronizzi la monotona stasi che mi avvolge. I pensieri ed i ricordi che galleggiano nella mia mente sono alghe alla deriva, mi bagno ed intanto fantastico intorno al come non vorrei essere solo in questa vasca da bagno. Sarà il plenilunio, folli pensieri, parole vere, ma mi manchi. Non rimandare a domani, mi diceva sempre la mia mamma, e se domani fosse un giorno eccezionale? La paura dell’ignoto è un salto nel buio fatto con le pantofole. Tutti canticchiamo vecchie canzoni, spesso per sfogare rabbie e rancori. L'essere complessi è nella natura dell'uomo, l'essere complessi è la rovina dell'uomo. Mi alzo dalla vasca, ti chiamo e rido, tu provi ad arrabbiarti, ma alla fine cominci a ridere. Non so cosa vuol dire, tu odi quando lo dico, allora vorrei capire perchè continuo, dimmi perchè ne sono ossessionato, intanto nella mia mente riecheggia: liscio come l'olio.


Non è la rai

Gli anni passano in fretta, basta una decade e nessuno ti riconosce più, a dirla tutta neanche io mi riconosco più in questo specchio. Le nuove generazioni neanche ricordano cosa sia stato per gli adolescenti degli anni novanta “Non è la rai”. Le orde di ragazzini impazziti e sbavanti fuori ai cancelli, tutti pronti a rischiare di essere schiacciati per un autografo o per una sbirciata nelle nostre acerbe scollature, altri tempi, altra me. Ora seminuda in questo specchio, mi palpo il seno sinistro, sembra aver perso consistenza negli ultimi mesi, lo vedo come svuotato, sicuramente più cadente.  L’angoscia mi assale, sono in paranoia, provo le nuove calze contenitive arrivate oggi in negozio, dovrebbero ridarmi la piattezza addominale di un tempo e il giusto sostegno dove serve. Non mi piaccio più, eppure una volta mi adoravo tutti ed io andavo in visibilio per le folle deliranti, quante seghe catodiche saranno state consumate con me protagonista? Nuda, continuo a litigare con i collant, ad ogni movimento vedo penzolare in maniera evidente le mie tette, mi sembra di guardare un'altra, una donna che non mi piace. Ora che ci faccio caso, i miei capezzoli sembrano essere diventati più scuri. L’illusione di essere una star della Tv, l’ho covata per vent’anni, una partenza lampo, il successo, poi…la discesa verticale. Dopo “Non è la rai” c’è stata poca roba, le successive piccole apparizioni in televisione mi sono costate pompini ed autostima. Quante bocche bavose a succhiare dalle mie mammelle, quante lingue hanno frugato dentro di me? Non lo ricordo più, hanno consumato la mia bellezza ed inaridito il mio animo. Nonostante tutto, ho continuato a volermi bene, ho preferito odiare gli altri piuttosto che me, io ero solo schiava di un sogno, vittima di un’illusione. Quando ho capito che non avrei mai sfondato in tv ho cambiato rotta, giusto in tempo, poco dopo essere stata sfondata per l’ennesima volta, dall’ennesimo impresario. Gli uomini li odio, ho deciso di sfruttarli, di scucirgli cose più concrete di un passaggio televisivo. Ora ho un negozio d’intimo in centro a Roma, ad occhi chiusi e cuore spento ho fatto cassa. Persa nei ricordi, torno in me, sono riuscita a calzare i miei collant, sembrano funzionare, il mio umore quotidiano sembra virare verso il moderatamente buono. Mi guardo e penso: si sono ancora io, un gran bel zoccolone. Piaccio ai ragazzini, e adoro piacergli, mi diverte provocarli, fargli credere di avere qualche possibilità. Per stare con me non ci sono tattiche, basta pagare, pagare tanto. E’ tempo di tornare in negozio, comincia l’orario caldo di metà mattinata, ma attrezzo psicologicamente ad accogliere clienti. Ieri è stato il giorno dell Epifania, io sono uscita a cena ed ho scopato con un amico di un amico. Il cretino ha promesso di portarmi in crociere sul Nilo, speriamo. Sento il campanello, qualcuno è entrato in negozio. Una vecchietta sporca e vestita da Befana sulla porta del mio negozio, che vuole? Mi avvicino con fare cortese, devo mandarla via. Penso: sarà una vecchia pazza, sicuramente una squilibrata in ritardo di un giorno con il suo lercio vestito da carnevale. Mi avvicino sorridendo, ma non ho il tempo di esclamare neanche una sola parola, riesco ad emettere solo un gemito. Vedo come al rallentatore la figura dell'anziana signora scagliargli contro di me stringendo un coltello. Sento uno strappo al collo e caldo al petto, un liquido caldo cola sulla mia camicia. Mi vedo dall'alto, un'anima astrale, senza rimpianto e senza dolore guardo il mio corpo disteso a terra in una pozza di sangue. Cara Befana sono stata cattiva: ma non bastava il carbone?  

lunedì 29 agosto 2011

Link dell'editore del mio libro "la morte del disicanto"

La recensione del mio libro su Cnn Italy

La morte del disincanto di Salvatore Ferraro