martedì 30 agosto 2011

Non è la rai

Gli anni passano in fretta, basta una decade e nessuno ti riconosce più, a dirla tutta neanche io mi riconosco più in questo specchio. Le nuove generazioni neanche ricordano cosa sia stato per gli adolescenti degli anni novanta “Non è la rai”. Le orde di ragazzini impazziti e sbavanti fuori ai cancelli, tutti pronti a rischiare di essere schiacciati per un autografo o per una sbirciata nelle nostre acerbe scollature, altri tempi, altra me. Ora seminuda in questo specchio, mi palpo il seno sinistro, sembra aver perso consistenza negli ultimi mesi, lo vedo come svuotato, sicuramente più cadente.  L’angoscia mi assale, sono in paranoia, provo le nuove calze contenitive arrivate oggi in negozio, dovrebbero ridarmi la piattezza addominale di un tempo e il giusto sostegno dove serve. Non mi piaccio più, eppure una volta mi adoravo tutti ed io andavo in visibilio per le folle deliranti, quante seghe catodiche saranno state consumate con me protagonista? Nuda, continuo a litigare con i collant, ad ogni movimento vedo penzolare in maniera evidente le mie tette, mi sembra di guardare un'altra, una donna che non mi piace. Ora che ci faccio caso, i miei capezzoli sembrano essere diventati più scuri. L’illusione di essere una star della Tv, l’ho covata per vent’anni, una partenza lampo, il successo, poi…la discesa verticale. Dopo “Non è la rai” c’è stata poca roba, le successive piccole apparizioni in televisione mi sono costate pompini ed autostima. Quante bocche bavose a succhiare dalle mie mammelle, quante lingue hanno frugato dentro di me? Non lo ricordo più, hanno consumato la mia bellezza ed inaridito il mio animo. Nonostante tutto, ho continuato a volermi bene, ho preferito odiare gli altri piuttosto che me, io ero solo schiava di un sogno, vittima di un’illusione. Quando ho capito che non avrei mai sfondato in tv ho cambiato rotta, giusto in tempo, poco dopo essere stata sfondata per l’ennesima volta, dall’ennesimo impresario. Gli uomini li odio, ho deciso di sfruttarli, di scucirgli cose più concrete di un passaggio televisivo. Ora ho un negozio d’intimo in centro a Roma, ad occhi chiusi e cuore spento ho fatto cassa. Persa nei ricordi, torno in me, sono riuscita a calzare i miei collant, sembrano funzionare, il mio umore quotidiano sembra virare verso il moderatamente buono. Mi guardo e penso: si sono ancora io, un gran bel zoccolone. Piaccio ai ragazzini, e adoro piacergli, mi diverte provocarli, fargli credere di avere qualche possibilità. Per stare con me non ci sono tattiche, basta pagare, pagare tanto. E’ tempo di tornare in negozio, comincia l’orario caldo di metà mattinata, ma attrezzo psicologicamente ad accogliere clienti. Ieri è stato il giorno dell Epifania, io sono uscita a cena ed ho scopato con un amico di un amico. Il cretino ha promesso di portarmi in crociere sul Nilo, speriamo. Sento il campanello, qualcuno è entrato in negozio. Una vecchietta sporca e vestita da Befana sulla porta del mio negozio, che vuole? Mi avvicino con fare cortese, devo mandarla via. Penso: sarà una vecchia pazza, sicuramente una squilibrata in ritardo di un giorno con il suo lercio vestito da carnevale. Mi avvicino sorridendo, ma non ho il tempo di esclamare neanche una sola parola, riesco ad emettere solo un gemito. Vedo come al rallentatore la figura dell'anziana signora scagliargli contro di me stringendo un coltello. Sento uno strappo al collo e caldo al petto, un liquido caldo cola sulla mia camicia. Mi vedo dall'alto, un'anima astrale, senza rimpianto e senza dolore guardo il mio corpo disteso a terra in una pozza di sangue. Cara Befana sono stata cattiva: ma non bastava il carbone?  

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